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I significati del desiderio sessuale nella coppia


“Le infinite variazioni dell’atto sessuale rappresentano fedelmente i desideri,

i terrori, i conflitti e le negoziazioni insite nella relazione tra sé e l’altro.”

(Stephen Mitchell)


Già di per sé il termine desiderio ci rimanda a qualcosa di intenso che presuppone un'attesa.

Quando desideriamo qualcosa che non abbiamo in quel momento, o che comunque non potremmo avere nell’immediato, ci ritroviamo in uno stato di tensione più o meno piacevole che ci spingerà “ad andare verso” l’oggetto del nostro desiderio, che sia una persona, una situazione, un oggetto o un progetto che vogliamo mettere in atto. Nell’attesa c’è una sorta di adrenalina, paragonabile a una tensione erotica.

Ogni persona ha la propria modalità di desiderare: alcuni possono essere desideri fatti di sfide, altri invece riguarderanno desideri che vivono e si alimentano con il bisogno di certezze. In alcuni casi si avrà la necessità di desideri “lontani” che si raggiungono con il tempo e anche il solo percorso risulta appagante, in altri casi un desiderio che ha la possibilità di realizzazione a lungo termine dopo un po’ risulterà troppo faticoso e verrà abbandonato, oppure evolverà in qualcos’altro.

Un desiderio è qualcosa di irrazionale, è la parte più pura di noi.





Queste considerazioni sono valide anche quando si desidera a livello sessuale. Inevitabilmente si crea uno stato di tensione fisica, è un protendere verso, un andare a cercare la vicinanza fisica dell’altro. Senza entrare nello specifico di determinate patologie, ciò che in generale si può rilevare è che il desiderio fa parte di un continuum che va dalla passione all’avversione e si attiva tendenzialmente tramite due stimoli: uno interno, come quando fantastichiamo o immaginiamo qualcosa, ed uno esterno che corrisponde al contatto con l’altro, ai baci, al profumo, allo sguardo, oppure a una stimolazione specifica.

Il desiderio sessuale è composto da tre elementi, che possiamo definire forze: una componente biologica che si attiva con lo stimolo sessuale, una psicologica che riguarda lo stato mentale del momento, e una culturale che comporta la trasmissione di valori familiari inerenti il tema della sessualità come anche le regole dei ruoli sessuali (dominante o più passivo).





In un rapporto di coppia quando si è in presenza di una problematica riguardante il desiderio sessuale non dettata da patologie organiche, bisogna sempre tenere presente che ci sono molteplici significati (individuali, relazionali o sociali), ma che di base il sintomo sessuale è un comportamento che la persona mette in atto, più o meno consapevolmente, per comunicare un messaggio. È una comunicazione apparentemente disfunzionale che però ha una sua funzione, in quanto è il miglior compromesso che la persona è riuscita a mettere in atto per fronteggiare un disagio individuale e/o relazionale. È involontario, inconscio e spesso frainteso, ed è percepito dalla persona come spontaneo e autonomo.




Ovviamente, ogni caso è specifico ed è difficile generalizzare in quanto entrano in gioco diverse variabili che riguardano molteplici aspetti della vita della persona. Ciò che però spesso proponiamo durante le prime sedute con le coppie che incontriamo nel nostro studio, è di soffermarsi a ragionare su una serie di convinzioni erronee o distorte presenti nella grande maggioranza delle persone quando si ha a che fare con un disturbo sessuale che apparentemente riguarda solo uno dei due partner, fornendogli degli spunti di riflessione alternativi.


1) Il problema è della coppia, non solo del singolo

Se è vero che il problema è presente in uno dei due partner, inevitabilmente influenzerà anche l’altro. Non è funzionale focalizzarsi esclusivamente sul singolo ma lavorare con la coppia per supportare, per ragioni diverse, entrambi.


2) L’altro membro della coppia deve partecipare alla ricerca della soluzione e lavorare in direzione di essa

Questa è una conseguenza del punto precedente. E’ importante che anche il partner “asintomatico” partecipi al processo terapeutico, accompagnando il compagno/a passo dopo passo e supportandolo non solamente sul piano emotivo ma anche su quello pratico di risoluzione del problema.


3) Il partner che non ha il disturbo sessuale non è quello che soffre di più

Entrambi i partner soffrono, ma per motivi diversi. La convinzione più diffusa è che chi non porta il sintomo è la persona che patisce di più nella relazione in quanto subisce un qualcosa al di fuori del suo controllo. In realtà, anche chi porta il sintomo soffre non soltanto per il sintomo in sé, ma anche per il senso di colpa nei confronti dell’altro, in quanto la problematica si ripercuote inevitabilmente anche sulla vita sessuale della coppia.


4) Il partner che ha un disturbo del desiderio ha vissuto una perdita (della libido) non per sua volontà

La maggior parte di queste disfunzioni non sono volute, se non altro non consapevolmente. Nello specifico del disturbo del desiderio, il sintomo “scelto” è il miglior compromesso che la persona abbia trovato, ma ciò non toglie che possa essere fonte di sofferenza.


5) Spesso intorno al sintomo entrambi i partner costruiscono un equilibrio disfunzionale

In alcune coppie il sintomo può essere usato per coprire una serie di problemi relazionali più profondi che pur di non essere affrontati vengono “protetti” attraverso il sintomo. Intorno ad esso i partner costruiscono un equilibrio, inteso come un’accettazione del sintomo per quello che è, senza volerlo mai risolvere definitivamente; seppur disfunzionale permette il mantenimento dell’equilibrio. E’ un tacito accordo inconscio.



 

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